Stella33

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Luci e ombre del lavoro da remoto: 4 vantaggi e 4 svantaggi

Telelavoro significa flessibilità, autonomia e produttività, ma anche stress, solitudine e un equilibrio instabile vita-lavoro.

Ora che il lavoro remoto è sempre più diffuso, vale la pena analizzarne costi e benefici.

QUATTRO VANTAGGI  

  • Il lavoro flessibile attrae i talenti e amplia il pool di candidati 

Offrire accordi di lavoro flessibili che includano la possibilità di lavorare a distanza è fondamentale per attrarre i migliori talenti. Secondo il rapporto Zapier Remote Work, il 95% dei knowledge worker statunitensi desidera lavorare da remoto e il 74% sarebbe disposto a lasciare un lavoro per farlo. I risultati del sondaggio dell’International Workplace Group sono simili. L’83% degli intervistati ha dichiarato che la possibilità di lavorare in modalità remote, almeno parzialmente, sarebbe il fattore decisivo tra due offerte di lavoro simili. Insomma, il telelavoro non è più un benefit concesso a pochi, ma un requisito essenziale per un’azienda competitiva. Per non parlare del naturale ampliamento dei talenti tra cui poter fare selezione: vengono meno le barriere geografiche che limitavano il pool di candidati ai luoghi limitrofi all’azienda, spalancando le porte del recruiting al mondo intero.  

  • Alternare ufficio e telelavoro aumenta la soddisfazione dei dipendenti 

Il lavoro fuori sede sembra potenziare la fidelizzazione del personale. L’81% degli intervistati del sondaggio FlexJob ha dichiarato che avere l’opzione di lavorare da remoto aumenterebbe sensibilmente il loro attaccamento al proprio datore di lavoro. E non solo: uno studio ha rilevato che la soddisfazione dei dipendenti aumenta con l’aumentare delle ore di lavoro da remoto loro concesse. Ma smette di aumentare quando si va oltre le 15 ore: il lavoro a distanza ci piace, ma nei giusti limiti. I dipendenti apprezzano la flessibilità e l’autonomia, ma quando il telelavoro si sostituisce completamente alla vita d’ufficio e si diradano le occasioni di incontro tra dipendenti, diventa difficile alimentare il legame lavoratore-azienda. 

  • Il lavoro a distanza abbatte i costi di aziende e dipendenti (forse)  

Le aziende ottengono una significativa riduzione dei costi: secondo Global Workplace Analytics, l’impresa può risparmiare circa $ 11.000 all’anno per ogni dipendente che lavora da casa almeno parzialmente. I risparmi interessano costi immobiliari e utenze, ma anche servizi di pulizia e rimborsi spese. E non riguardano solo le aziende. I dipendenti che alternano al lavoro d’ufficio il lavoro da casa possono risparmiare tra $ 2.000 e $ 6.500 all’anno: basti pensare alle spese di benzina, manutenzione dell’auto, parcheggio e pranzi fuori casa. Ma se il lavoro da casa è full time, le spese a carico dei dipendenti possono aumentare significativamente. Bollette, piani telefonici, wi-fi, forniture per l’home office: spese aggiuntive da non sottovalutare quando il telelavoro è massiccio.

“I dipendenti potrebbero sostenere i costi delle forniture di base per ufficio (si pensi alle cartucce di inchiostro) e potrebbero persino acquistare scrivanie, sedie, monitor e altri articoli per ufficio”, ha spiegato a Forbes Patrick Donnelly, Vice Presidente e Senior Wealth Advisor a The Colony Group. Poi ci sono ancora più spese sotto la superficie, come il potenziale costo dell’usura dei dispositivi tecnologici personali dei dipendenti. “I computer di casa, i laptop e i tablet stanno lavorando più che mai e questi dispositivi non dureranno come farebbero altrimenti”, continua Donnelly.  

  • Lavorare a distanza ci rende più produttivi 

La produttività spesso aumenta quando le persone lavorano da remoto. Secondo uno studio del 2015 di Nicholas Bloom, professore di economia presso la Stanford University, un’agenzia di viaggi cinese che ha concesso a un gruppo casuale di dipendenti di lavorare da remoto per nove mesi, ha visto la loro produttività aumentare del 13%, generando circa $2.000 di profitti annuali per dipendente. L’amministratore delegato della società si aspettava una diminuzione della produttività, pensando che il telelavoro avrebbe portato a risparmi che avrebbero compensato la produzione persa. “Ma è stato vantaggioso per tutti”, spiega Bloom.

L’aumento della produttività deriva dalla capacità dei dipendenti di lavorare in modo più efficiente, senza interruzioni da parte dei colleghi. Le persone lavorano anche più ore: non ci sono ritardi legati agli spostamenti, e persino le loro pause caffè risultano più brevi. Studi più recenti lo confermano. Uno studio condotto da due ricercatrici di economia ad Harvard ha analizzato le prestazioni dei lavoratori di un call center tra gennaio 2018 e agosto 2020. Hanno scoperto che il lavoratore medio rispondeva a 26 chiamate al giorno, o circa una ogni 20 minuti. Ma confrontando i record delle chiamate del personale in loco e remoto, i ricercatori hanno scoperto che gli homeworker impiegavano 40 secondi in più per ogni chiamata – meno produttivi del 12% rispetto ai colleghi in ufficio.

QUATTRO SVANTAGGI

  • Telelavoro e solitudine: il prezzo da pagare è alto in termini di socialità 

Lavorare da casa significa rinunciare completamente alla componente sociale del lavoro in ufficio. Alle interazioni faccia a faccia tra colleghi si sostituiscono freddi meeting virtuali, incapaci di riprodurre genuini incontri tra individui reali. Questo appiattimento relazionale ha conseguenze significative sul benessere psicologico dei lavoratori – Murthy la definisce una vera e propria “epidemia di solitudine” (ne parliamo più dettagliamente qui).

E non è l’unico a dirlo. Secondo il Remote Work Report 2020 di Buffer, i maggiori disagi del lavoro remoto sono legati alla solitudine, nonché all’incapacità di avere interazioni genuine e collaborazioni efficaci. Lo confermano anche i risultati di un recente studio condotto dall’università di Stanford in collaborazione con Ctrip, la più grande agenzia di viaggi cinese. I dirigenti dell’azienda stavano valutando di introdurre il lavoro remote come alternativa al lavoro d’ufficio e volevano quindi raccogliere dati sull’eventuale impatto di una simile politica aziendale. L’esperimento ha inizialmente avuto risultati positivi: i lavoratori da casa si dichiaravano più felici, produttivi e concentrati. Alla fine però, più della metà degli home workers ha deciso di tornare in ufficio, nonostante un tempo medio di commuting di 40 minuti – la solitudine sofferta a casa era insostenibile.  

  • Troppo telelavoro fa male alla salute 

Secondo un’indagine rapida su 500 homeworker dell’Istituto per gli studi sull’occupazione, il 20% degli intervistati ammette un aumento del consumo di alcol, un terzo afferma di mangiare in modo meno sano, il 60% fa meno esercizio. In più, il 64% riferisce problemi di sonno dovuti all’ansia e il 48% soffre di stress causato lavora con schemi di lavoro irregolari e giornate lunghe. Un terzo si sente solo. E la solitudine non è solo un tema sociale, ma anche un vero e proprio problema di salute, capace di avere gravi conseguenze sul benessere psicofisico dell’individuo. L’isolamento sociale ci rende infatti più vulnerabili a infezioni e malattie: i dottori parlano di maggior rischio di patologie cardiovascolari, diabete, demenza, depressione, ansia. 

Insomma, qualche giorno di lavoro a casa ci allevia dallo stress del commuting, ma se il telelavoro diventa massiccio la nostra salute ne risente pesantemente.  

  • Il telelavoro imprigiona la creatività e rallenta l’innovazione 

La creatività ha bisogno di ispirazione e l’ispirazione scaturisce tipicamente da immagini, suoni ed esperienze fuori dall’ordinario. 

Homeworking significa non dover uscire di casa – il luogo in cui vivi, mangi e dormi diventa anche il tuo ufficio. Ridotti a zero gli stimoli esterni e le conversazioni interessanti, il lavoro si riduce così a una piatta monotonia casalinga che difficilmente può accendere scintille di creatività e innovazione. In più, la mancanza di spazi condivisi in cui i dipendenti possano riunirsi e confrontarsi ostacola il brainstorming e l’incubazione di idee. 

Foto di congerdesign da Pixabay

Lo dimostra un recente studio di Microsoft basato su interviste a 9.000 manager e dipendenti in 15 mercati europei. Il telelavoro, pur stimolando la produttività dei dipendenti, intacca la loro creatività al punto da rallentare la spinta all’innovazione aziendale. L’anno scorso, afferma il rapporto, fino al 56% dei leader pensava che le proprie aziende offrissero prodotti e servizi innovativi; con l’aumentare del lavoro remoto, nel 2020 la percentuale è scesa al 40%. Risultati allarmanti in un mondo in cui creatività e spinta all’innovazione sono essenziali per rimanere al passo della competizione. Non a caso, di fronte all’intorpidirsi della creatività degli homeworker molte aziende hanno deciso di fare marcia indietro e tornare agli uffici tradizionali. 

Nel 2013, l’allora amministratore delegato di Yahoo, Marissa Mayer, fece scalpore per aver costretto i dipendenti a rientrare negli uffici dopo un deludente esperimento di telelavoro. “Per diventare il miglior luogo di lavoro in assoluto, saranno importanti collaborazione e comunicazione, pertanto abbiamo bisogno di lavorare side-by-side. Alcune delle migliori decisioni e intuizioni provengono da discussioni in corridoio e in mensa, incontri con nuove persone e riunioni improvvisate del team”, così spiegò l’azienda.  

Marissa Mayer al TechCrunch 2008. Credit: TechCrunch50-2008
  • Lavorare da casa rende difficile il mantenimento di un sano equilibrio vita-lavoro 

L’abbattimento del confine, sia fisico che mentale, tra vita privata e vita lavorativa porta i dipendenti a sovraccaricarsi di lavoro e stress. Secondo uno studio condotto nel Regno Unito l’anno scorso, l’offuscamento dei confini tra vita personale e professionale (40%) e l’incapacità di staccare la spina dalla giornata lavorativa virtuale (38%) sono i maggiori motivi dell’aumento dei livelli di ansia tra i lavoratori domestici del Regno Unito. Al punto che il 42% degli intervistati ha affermato di sentirsi più stressato e sopraffatto rispetto a quando era in ufficio. Il telelavoro ha infatti allungato sensibilmente la giornata lavorativa: secondo i dati di NordVPN, società specializzata nella fornitura di servizi di rete, la diffusione generalizzata del telelavoro nel 2020 ha portato le persone a lavorare fino a due ore in più al giorno in Europa e tre ore negli Stati Uniti. 

Non abbiamo il controllo della situazione e siamo sotto stress cronico. Non c’è tregua. (…) Lavoriamo sotto l’ombrellone in spiaggia, a casa, in ufficio, a tutte le ore. È la prima cosa che facciamo quando ci svegliamo e l’ultima cosa che facciamo prima di andare a letto. Non abbiamo tempo per riprenderci o per riposare” 

Francisco Díaz Bretones – professore di psicologia sociale nella facoltà di rapporti di lavoro e risorse umane dell’Università di Granada

LE SOLUZIONI RADICALI NON AIUTANO

Forse il malinteso più comune sull’adozione del lavoro virtuale è che si tratti di una questione tutto-o-niente: o si sceglie l’ufficio o il telelavoro, senza via di mezzo. Ma questo paradigma costringe aziende e lavoratori a fare una scelta radicale: autonomia o collaborazione? Produttività o creatività? Solitudine o socialità? Non è né saggio né efficace voltare le spalle ai vantaggi di avere una forza lavoro virtuale. Ma è anche vero che il telelavoro rischia di farci perdere qualcosa che è parte integrante di ciò che rende le aziende luoghi “umani” oltre che produttivi: le interazioni umane e il senso di scopo che soltanto gli incontri faccia a faccia possono costruire. 

Il modo per soddisfare entrambe le esigenze è fondere le due modalità, alternando il lavoro remoto a momenti di interazione e confronto in ufficio: isolarsi per concentrarsi, riunirsi per collaborare.  

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